La stampa a mano delle tele vanta una lunga tradizione in Romagna legata in origine all’artigianato povero e alla creatività contadina utilizzando stampi in legno di pero, facilmente reperibile, il colore ottenuto dalla ruggine e la canapa che veniva coltivata nei campi e tessuta in casa con i telai.
Storicamente i documenti più antichi ritrovati la collocano ai primi decenni dell’800, ma questa arte era diffusa nello Stato Pontificio, di cui la Romagna ha fatto parte fino all’Unità d’Italia, già dal XVII secolo.
Risulta però limitativo relegare le tele stampate solo al mondo contadino, considerando che non tutti i decori si ispirano al mondo agreste del quale i favoriti sono galletti, tralci di vite, grappoli d’uva, boccali, pigne, spighe, caveje, il tipico perno di collegamento tra il giogo dei buoi ed il carro, oltre all’immagine di Sant’Antonio, il santo patrono degli animali e del mondo agricolo che veniva stampato sui drappi con cui i contadini coprivano gli animali. Si nota, infatti, che forte è stato l’intento di riprodurre, con metodi più economici, i decori e i ricami dei tessuti pregiati delle classi più agiate.
Il colore tradizionale delle tele stampate è la pasta ruggine, di cui ogni stampatore custodisce gelosamente le specifiche componenti e le proporzioni, che deriva dal ferro dolce ossidato con aceto di vino cui viene aggiunto il solfato di ferro legato con la farina di frumento.