Foto: Egidio Miserocchi ritratto da Mirco Villa

La stampa a mano delle tele vanta una lunga tradizione in Romagna legata in origine all’artigianato povero e alla creatività contadina utilizzando stampi in legno di pero, facilmente reperibile, il colore ottenuto dalla ruggine e la canapa che veniva coltivata nei campi e tessuta in casa con i telai.

Storicamente i documenti più antichi ritrovati la collocano ai primi decenni dell’800, ma questa arte era diffusa nello Stato Pontificio, di cui la Romagna ha fatto parte fino all’Unità d’Italia, già dal XVII secolo.

Risulta però limitativo relegare le tele stampate solo al mondo contadino, considerando che non tutti i decori si ispirano al mondo agreste del quale i favoriti sono galletti, tralci di vite, grappoli d’uva, boccali, pigne, spighe, caveje, il tipico perno di collegamento tra il giogo dei buoi ed il carro, oltre all’immagine di Sant’Antonio, il santo patrono degli animali e del mondo agricolo che veniva stampato sui drappi con cui i contadini coprivano gli animali. Si nota, infatti, che forte è stato l’intento di riprodurre, con metodi più economici, i decori e i ricami dei tessuti pregiati delle classi più agiate.

Il colore tradizionale delle tele stampate è la pasta ruggine, di cui ogni stampatore custodisce gelosamente le specifiche componenti e le proporzioni, che deriva dal ferro dolce ossidato con aceto di vino cui viene aggiunto il solfato di ferro legato con la farina di frumento.

Foto: Stamperia Pascucci

Il procedimento di stampa è ben illustrato da Fabio Visini, presidente onorario dell’Associazione Stampatori Tele Romagnole che preserva e tutela questa antica arte: «Preparato il telo di stoffa grezza sul banco di lavoro, si appoggia lo stampo sul tampone dove è stato sparso il colore, poi con mano ferma lo si appoggia sulla stoffa, canapa, lino o cotone, premendolo col braccio e battendolo col mazzuolo di legno affinché il disegno si imprima sulla tela. Martellando più o meno vivacemente a seconda della necessità, con regolarità o variazione di ritmo, si conferisce all’opera quel tono personale che contraddistingue la preziosità del lavoro dell’artigiano».

Grande abilità è richiesta anche nell’intaglio degli stampi, prevalentemente in origine in legno di pero che è morbido da intagliare, ma al contempo resistente ai colpi del mazzuolo.

Oggi gli stampatori che portano avanti questa tradizione hanno un personale patrimonio decorativo frutto anche di una propria interpretazione, una propria creatività e un proprio desiderio di innovazione offrendo così una straordinaria varietà di decori, colori, tessuti e applicazioni: dal tovagliato e dagli accessori per la cucina, al corredo bagno, ai cuscini, alle tende, persino all’abbigliamento.

 
 

Sul territorio ravennate operano due di questi stampatori che con passione e dedizione mettono la loro arte al servizio di appassionati del fatto a mano.

 

Lavora nel suo piccolo e creativamente caotico laboratorio a San Zaccaria, Egidio Miserocchi, un vero artista, uno sperimentatore. Ha accantonato la sua laurea in architettura quando, vagando tra i casolari della Romagna in cerca di materiale per la sua tesi, ha scoperto questa arte che l’ha affascinato fin da subito e portato a ricercarne le origini per poi aggiungerci la sua esperienza e la sua visione. La sua tecnica è unica, in un continuo mutamento. Propone soggetti tradizionali e immagini nuove, utilizza le matrici, ma anche il pennello colorando a volte ciò che non è disegno. Molte delle sue tinture gli sono state svelate dagli anziani romagnoli e derivano da tentativi caparbi per raggiungere il risultato voluto: decori vibranti ed intensi davvero originali.

 

C’era una volta, è un’elegante stamperia e bottega nel cuore del centro storico di Cervia. Elisa Drudi, la titolare, porta avanti l’attività insieme al marito con grande cordialità nei confronti di avventori e turisti che, curiosi, chiedono di poter vedere una dimostrazione della tecnica di stampa. In fondo al locale, infatti, passati banchi e scaffali allestiti per la vendita, lo spazio è dedicato a matrici di legno, colori e soprattutto alle bellissime tele stampate appese ad asciugare su canne di bambù.

Foto: C'era una Volta

Sul nostro territorio possiamo anche trovare due botteghe in cui poter perdersi tra biancheria per la casa, colori e decori. A Ravenna, in pieno centro, da anni si trova La Stamperia dei Pascucci, un piccolo negozio che propone i prodotti della storica famiglia di tintori di Gambettola che dal 1826 continua a tramandarsi questa preziosa arte. Sono ravennati, di adozione però, coloro che hanno ideato nel 2016 a Brisighella la Bottega degli AsiniSergio Frantini, che per anni è stato titolare dello studio pubblicitario J&J di Ravenna, insieme a Anna Pia Casale, restauratrice diplomatasi presso la scuola del restauro di Ravenna, hanno dato vita ad un negozio che parla di tradizioni, di cultura del territorio, di artigianato, di arte, di innovazione, del fatto a mano e dell’eccellenza tutta romagnola.

Nei mercati e nei negozi locali e non si possono trovare riproduzioni a livello industriale di questo tipo di stampa, ma un occhio attento riconosce subito la differenza. Basta guardare il rovescio, perché nella stampa a mano si vedono il disegno ed il colore della stampa, oltre alle imperfezioni. Osservando il disegno stampato manualmente, esso presenta, inoltre, sfumature e una distribuzione del colore disomogenea e talvolta lievi sfasature dovute alla composizione per accostamento degli stampi. Ed è proprio questo che rende esclusiva la tela. Diffidate quindi dalle imitazioni!

Articolo pubblicato su piunotizie.it.

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