Con street art o arte urbana si definisce un insieme di forme d’arte che si manifesta in luoghi pubblici, spesso illegalmente in segno di protesta o condanna al sistema, utilizzando le tecniche più disparate: bombolette spray, adesivi, stencil, serigrafia, proiezioni video, sculture con recupero di materiali.

Giunta alla ribalta dagli anni ’60-’70 in America, nella società di massa, con il writing o graffitismo, si è sviluppata in maniera esplosiva in questi due ultimi decenni, travalicando anche i confini, nonostante ci sia ancora diffidenza a riguardo e posizioni diverse sul valore artistico di queste opere.
In Italia ha mosso i primi passi nel 1982 grazie al lavoro di Francesca Alinovi, ricercatrice presso il dipartimento delle Arti visive dell’Università di Bologna. Bologna, tra l’altro, è stata una delle prime città europee ad accogliere una retrospettiva museale di writing.

Ravenna oggi non sfigura al confronto con altre realtà internazionali grazie a Marco Miccoli, fautore di questa forma d’arte, che ha contribuito enormemente alla sua diffusione in città.

Camminando per il centro storico è facile imbattersi in molte opere realizzate da numerosi artisti italiani e non. Come quelle di Invader, artista francese arrivato in città la prima volta nel 2014, su invito dell’associazione Pianeta Marte, per realizzare un’opera per il Planetario dove ancora oggi si può ammirare il “mitico” Spock di Star Trek. Invader utilizza piccole piastrelle colorate che ricreano i pixel delle immagini a computer, formando un trait-d’union con la tecnica del mosaico per cui Ravenna è nota in tutto il mondo. L’artista ci ha lasciato 40 opere in due ondate, waves come le definisce lui, di cui oggi però alcune non più visibili perché rimosse o danneggiate.

Stessa sorte per Blub, artista fiorentino che delizia le città con dipinti e ritratti di personaggi famosi con maschere da sub realizzati attraverso la tecnica della poster art e incollati su sportellini del gas o della luce. Purtroppo il tempo e qualche “manigoldo” hanno portato via alcune di queste opere, ma si possono ancora incontrare per le strade di Ravenna Andy Warhol, la Gioconda, Marylin Monroe, il David, Salvador Dalì e Dante Alighieri.

Il Sommo Poeta è stato anche il soggetto di molti illustratori ed artisti in occasione della mostra Dante Plus e accanto alla sua tomba si possono ancora ammirare l’interpretazione di NoCurves, uno dei maggiori rappresentanti dell’arte del nastro a livello internazionale, e il volto scomposto in pixel dell’artista siciliano Salvo Ligama. Ma il più fotografato fra tutti è il Dante arlecchino di Kobra, artista brasiliano che utilizza un forte contrasto di colori e l’incrocio di forme geometriche.

Un occhio attento può scorgere “chicche” davvero preziose come i delicati “omini” di Exit Enter che volano con palloncini, si aggrappano a cuori, offrono fiori o i cuori da proteggere con i giubbotti antiproiettile di Zed1, l’artista che racconta favole sui muri e che possiamo ritrovare in “technicolor” alla Cittadella della Street Art.

Nata grazie al festival di street art Subsidenze, definisce una zona di palazzi popolari, in fondo a via Tommaso Gulli, di forme simmetriche e squadrate che ha offerto lo spazio ideale per grandi murales realizzati da artisti del calibro di EricailcaneBasik e Bastardilla, gli ultimi dei quali dipinti da BiancoshockLuogo Comune e Millo in occasione della VI edizione del festival dedicata a Virgilio e Dante 4.0, nuove storie antichi maestri, tenutasi a settembre 2020.
Lungo le strade di tutto il quartiere fino a raggiungere la Darsena numerosi murales riempiono di colore gli occhi tra cui le figure enigmatiche e simboliche di Camilla Falsini, gli individui robotici di PixelPancho, gli animali dalle linee geometriche e astratte del belga Dzia. Merito dei tanti artisti, ma anche degli abitanti della zona che hanno accettato di offrire i loro muri, del Comune di Ravenna e di tutti coloro che amano questa forma d’arte.

Un affascinante itinerario contemporaneo perfetto da percorrere in bicicletta da soli o in compagnia di una guida turistica della città per apprezzarne meglio storia, messaggio e arte.

Ma il percorso non sarebbe completo senza citare Tamara Djurovic in arte Hyuro, artista argentina prematuramente scomparsa che con grazia e forza ha saputo parlare delle difficili condizioni delle donne e ci ha donato Mariposas, le farfalle, una delle sue ultime opere presso il Giardino Sorelle Mirabal in zona stadio.

Articolo pubblicato su piunotizie.it.

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