Russi, paese dal fascino nascosto, come nascosti sono i suoi tesori. Paese noto per la tradizionale Fira di Sett Dulur, una sagra paesana dedicata alla Madonna dei Sette Dolori, la cui immagine, tanto cara ai russiani, è conservata nella settecentesca Chiesa dei Servi. Risalente al 1600 la fiera, oltre ai divertimenti di oggi, offre l’ormai famoso Bel e côt, il cotechino cotto nell’acqua da gustare con un buon bicchiere di Canèna Nòva.
Russi è un paese che svela al visitatore attento a ogni angolo, passo dopo passo, la sua storia. Ma chiamarlo paese non è esatto, poiché nel 1878 ottenne per Decreto Regio il titolo di “Città” grazie all’intensa opera patriottica svolta dai suoi illustri cittadini – Luigi Carlo Farini, Domenico Antonio Farini e Alfredo Baccarini – che oggi si può rivivere attraverso un percorso risorgimentale in dieci tappe che ne rappresentano la memoria storica: la casa dove morì Alfredo Baccarini, la Torre dell’orologio, la casa natale di Alfredo Baccarini, la casa natale di Domenico Antonio Farini e Luigi Carlo Farini, l’Oratorio di San Francesco, dove ora riposa Domenico Antonio Farini, il Torrione dell’antica cinta muraria di proprietà della famiglia Farini, la casa dove morì Domenico Antonio Farini, la Residenza Municipale, il Museo Civico e il Pantheon nel Cimitero monumentale che custodisce le spoglie mortali di Luigi Carlo Farini.
In posizione quasi equidistante da Lugo, Faenza e Ravenna e sull’asse di comunicazione che collega tuttora queste ultime due, Russi diventa già dal Medioevo un centro strategico conteso tra i Manfredi di Faenza e i Da Polenta di Ravenna, che nel XIV secolo fortificarono quel piccolo agglomerato di case. Del castrum di Russi si possono ancora vedere tracce delle mura, due dei torrioni angolari e, in quello che era il complesso ospedaliero, il maschio a pianta quadrangolare, oggi Museo Civico. Qui sono esposti dipinti, pale d’altare, immagini religiose, maioliche, paramenti sacri, mappe e disegni del territorio russiano provenienti dall’Archivio Storico comunale, testimonianze significative di Luigi Carlo Farini e Alfredo Baccarini, tra cui acquerelli e sculture, e lavori degli esponenti dell’arte pittorica del Novecento a Russi quali Silvio Gordini e Cino Cantimori. Il piano terra dell’edificio ospita il Museo Archeologico che raccoglie vasi di terracotta, un orecchino d’oro, monete, brocche di bronzo, scheletri di animali, mosaici, intonaci e laterizi, tutti reperti rinvenuti alla Villa Romana, vero gioiello di questa cittadina nel cuore della Romagna. Spesso dimenticata dagli itinerari turistici e culturali principali, merita invece un’attenzione particolare. Scoperta nel 1938 e oggetto di campagne di scavi dal 1951, costituisce una delle ville rustiche più esemplificative e meglio conservate dell’Italia settentrionale che vide la fase di maggior sviluppo tra il I e il II secolo d.C. Divisa in due settori ben distinti, uno abitativo destinato al proprietario del podere – il dominus – e uno produttivo in cui si svolgevano tutte le funzioni inerenti alle necessità del fondo e alla conservazione dei prodotti, la villa conserva ancora in ottimo stato molti dei pavimenti a mosaico delle diverse stanze che la componevano. Dal 1995 questa zona archeologica fa parte di un’area di riequilibrio ecologico collocata entro una cava esaurita di argilla che comprende differenti unità di paesaggio: bosco igrofilo, bosco mesofilo, prateria allagata, prato stabile, stagno perenne.
Altro fiore all’occhiello purtroppo “appassito” dagli anni, ma che dietro i segni del tempo e l’incuria dell’uomo mostra tutta la sua bellezza, è Palazzo San Giacomo. A due chilometri dall’abitato, raggiungibile imboccando il “trionfale” vicolo Carrarone incorniciato dai pioppi cipressini, questa imponente costruzione era la casa di villeggiatura e di direzione delle tenute agricole della famiglia Rasponi, una delle più nobili e potenti della Romagna. Costruito alla fine del XVII sec., conserva ancora l’annessa cappella dedicata a San Giacomo del 1774.