Foto: Piazza Foresti – Franco Ferretti

Le origini di Conselice, piccolo comune situato nella parte nord-ovest della provincia di Ravenna tra i fiumi Sillaro e Santerno, vengono fatte risalire all’epoca romana quando venne realizzata una strada che collegava Imola con la valle Padusa. Caput Silicis, denominazione già presente in un documento del 1126, indica appunto l’esistenza di un borgo posto all’inizio di tale via pavimentata con selci. Questo era il luogo anche del Porto Venus, attestato in un documento del 1054, importante approdo per il commercio con le città dell’entroterra dal mare Adriatico attraverso la valle Padusa e percorrendo il Po ed alcuni canali navigabili.

La terribile inondazione del 1228, che coprì di uno strato melmoso l’intero paese, portò all’interramento del porto, che forse era ubicato a nord del paese dove ora si trova una via detta Porto Venere, e alla quasi totale rovina della via Selice.

La sua posizione strategica di rilevante via di comunicazione rese Conselice un “castrum” molto conteso, soggetto ad assalti e saccheggi. Sotto il dominio del Vescovo di Imola, nel 1372 fu ceduta al capitano di ventura Giovanni Acuto che aveva combattuto come mercenario per lo Stato Pontificio, ma fu conquistata prima da Astorgio Manfredi, signore di Faenza, poi da Nicolò II d’Este. L’influenza estense, che durò fino al 1598, quando la Chiesa ne riprese possesso, è testimoniata dalla corona marchionale che sovrasta lo stemma comunale e dagli statuti comunali acquisiti nel 1460 e conservati nell’archivio parrocchiale.

La difficile situazione idrografica con cui l’area di Conselice ha dovuto confrontarsi per secoli ha impedito lo sviluppo di un centro significativo con edifici storici ed artistici. Di un certo valore architettonico è il Palazzo Comunale del XIX sec., opera di Lorenzo Fontana da Lugo, caratterizzato da una facciata neoclassica a due piani poggianti su un porticato a cinque archi, recentemente restaurato con interventi antisismici, di efficientamento energetico e di adeguamento verso una maggiore sostenibilità ambientale.
Foto: Monumento al ranocchio - Franco Ferretti

Dello stesso periodo è la Chiesa Arcipretale di San Martino, costruita sulle rovine di una chiesa romanica dell’XI sec. Progettata dall’architetto imolese Magistrelli, conserva una pregevole pala d’altare rappresentante San Martino e San Patrizio, un fonte battesimale in pietra d’Istria e un complesso ornamentale con scene del Rosario del XIX sec.

Nella piazza adiacente alla chiesa svetta il Monumento ai Caduti della Grande Guerra, realizzato dallo scultore Giuseppe Casalini ed inaugurato nel 1925, che mostra una Vittoria alata nell’atto di premiare con la corona di alloro un fante intento a tendere il pugnale al cielo, mentre un altro militare ferito si tiene il petto accasciandosi a terra.

Ma la piccola cittadina ne ha dedicato altri a suggellare momenti salienti della storia locale e dell’Italia intera. Alle porte della città, infatti, si erge il Monumento alle mondine e agli scariolanti, opera di Luciano Caldari, con la quale Conselice ricorda i primi moti bracciantili e le rivendicazioni delle mondine che sfociarono nell’eccidio del 1890 durante la settimana rossa.

Conselice ospita anche l’unico monumento in Italia dedicato alla libertà di stampa e alla stampa clandestina, uno dei diritti democratici fondamentali che si celebra dal 2006 ogni 1 ottobre attorno alla macchina tipografica usata nella Resistenza per riprodurre i giornali antifascisti.

Nel parco cittadino ha trovato sede, dopo un lungo periodo di abbandono e successivi interventi di restauro, la fontana “de bafiôn”, così soprannominata dagli abitanti per il volto di Bacco con grandi baffi che spicca sul masso di pietra d’Istria. Costruita nel 1870 dal bolognese Davide Venturi, diede nuova vita ad una popolazione a quei tempi stremata dal colera.

Foto: Murales di Gino Pellegrini - Franco Ferretti

In piazzetta Guareschi trovano spazio, in una sorta di museo a cielo aperto, i murales di Gino Pellegrini, che rappresentano i paesaggi e i personaggi di una antica Conselice, con richiami a momenti di vita del paese – dalle partite a carte, alla venditrice di ranocchi, alla fauna e alla flora autoctona – e ai celebri don Camillo e Peppone di Giovannino Guareschi.

Territorio di antiche e vaste paludi, Conselice è cresciuta soprattutto grazie al duro lavoro della sua gente che ha saputo trasformarla in una pianura fertile e che ha rinnovato l’amore per la sua terra mantenendo vive tradizioni e feste popolari. Come il singolare Carnevale di San Grugnone che prende il nome non da un vero santo, ma dal grugno di disappunto per il primo giorno di Quaresima, quando cade la ricorrenza, e la Sagra del Ranocchio, dedicata, suo malgrado, al piccolo anfibio “sovrano” nei secoli di questo territorio estremamente umido, dove era diffusa la risicoltura, e protagonista nel mese di settembre di una kermesse culinaria e folcloristica.

E il “paese dei ranocchi” non poteva che fargli un monumento: una statua in bronzo collocata su sassi di fiume, opera di Gian Piero Baldazzi, pittore e scultore natio del posto, realizzata nel 2000 e collocata dal 2012 al centro della rotatoria di ingresso alla città.

Articolo pubblicato su piunotizie.it.

Condividi questo articolo